Fast fashion: non è una corsa!



Alle prese col cambio stagione?
Posso capirvi, ho appena scoperto di “non aver nulla da mettere”, ma credo che questa frase via sia familiare. Colgo quindi l’occasione per aiutarvi nei nuovi acquisti e se ci si impegna, si può fare davvero la differenza, il famoso “potere d’acquisto” dovrà pur significare qualcosa, no?!

Avete presente tutti quei vestiti, magliette, pantaloni, giacche, che portano prurito, allergie e non fanno traspirare il corpo (terribile per chi soffre di sudamina)... tutto sintetico insomma, comprati in un momento in cui avevate solo bisogno di un bicchiere di vino?! Alcuni hanno ancora il cartellino, vero? Beh siete cascati in quella che viene chiamata “Fast Fashion”.

Che cos’è la Fast Fashion? Fast fashion significa letteralmente moda veloce e sta ad indicare quelle case d’abbigliamento low cost che ogni mese sfornano una collezione diversa invece delle quattro che si creavano di norma. Ovviamente non ci vuole un genio per capire che le materie prime utilizzate non sono di qualità e lo sfruttamento del lavoro è ai massimi livelli. 

Ѐ proprio questo il problema: il consumatore compra e ricompra, l’azienda vende e aumenta i guadagni, ma gli operai non cambiano la propria condizione economica. Perbacco, qualcosa non torna!
Chissà perché poi sono sempre i Paesi più bisognosi a pagarne le conseguenze. 
Nel 2015 fu girato un documentario “The True Cost”, molto drammatico, dove si parlava proprio delle condizioni di lavoro in Bangladesh, Cina, Venezuela, ecc. con orari di lavoro assurdi. No diritti, no vantaggi, nada de nada.

Qui vi lascio il trailer 



Alcune aziende moooolto conosciute sono state accusate di sfruttamento anche sui minori e quindi sono corse ai ripari cambiando, anche solo apparentemente, alcune condizioni lavorative.
Peccato che neanche i luoghi di lavoro siano poi tanto sicuri, basti pensare alla tragedia in Bangladesh (di cui si parla anche nel documentario) dove morirono più di 1000 persone, per il crollo della struttura, che già era fatiscente.


Bello il nuovo cappotto, eh? Ecco cos’è la Fast Fashion.


D'accordo, abbiamo capito, ora sorge il problema, dove compro?
In realtà, perché è una realtà, ci sono moltissime aziende sia italiane che straniere, che già operano in modo sostenibile. Basta semplicemente documentarsi. Ad esempio, queste aziende NON usano la tecnica del sand-blasting*, utilizzano solo materie prime certificate, non sfruttano lavoratori, i pezzi creati sono unici e fatti a mano. Tanti vantaggi a ben pensarci.

*Sand-blasting: una tecnica letale, la quale per fortuna è stata bandita da molti Paesi. Si tratta della “sabbiatura” dei jeans, cioe’ quelle scoloriture chiare o beige sulle cosce (tecnica tossica, ragazzi!).
Per fortuna c’è chi combatte il sand-blasting→ http://www.abitipuliti.org/

Invece l’unico vantaggio della Fast Fashion è che i prezzi sono irrisori, per tutte le tasche, mentre per comprare un abito in Italia o un jeans come si deve, spendi anche 100 euro, che coi tempi che corrono non è poco.

La questione andrebbe risolta così: Comprare poco ma di qualità, avendo in questo modo capi che durano molto più tempo, perché le materie prime utilizzate sono regolamentate.

Infine l’ultimo e forse più grande problema: se non acquisto più da un’azienda, i suoi dipendenti verranno licenziati. Certo, questa è una possibilità, ma la soluzione c’è

“Ricattare” l’azienda → Tu azienda, tuteli i lavoratori e usi materiale di qualità = io compro da te.

È necessario fare shopping ogni mese? Si può anche andar per negozi e non comprare nulla.
Ma sopratutto, vi servono davvero tutti questi vestiti?! Con un po' di fantasia potrete creare capi diversi con gli stessi abiti

Sveglia!





Credits: tumblr
thetruecostmovie

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